AIPH 46 – Il rapporto tra storia e memoria degli eventi calamitosi nella longue durée (secoli XVI-XX): esperienze di ricerca
Data
2019Autore
Riva, Elena
Cecere, Domenico
Gallia, Arturo
Scaglione, Giannantonio
Filioli Uranio, Fabrizio
Metadata
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L’obiettivo del panel è di interrogarsi sulla memoria degli eventi calamitosi nell’età
moderna e contemporanea. Il panel sarà l’occasione di rileggere gli eventi calamitosi
secondo le linee della più recente storiografia, in un’ottica non solo del rapporto tra storia e
memoria, ma anche secondo un approccio alla psicologia e all’antropologia delle emozioni
delle catastrofi nella longue durée.
Gli eventi calamitosi dei secoli XVI-XVIII venivano spesso percepiti come distruttivi al
pari delle guerre che percorrevano il continente. Esperienze da stress post-traumatico, in
cui la memoria fa emergere vulnera di diverso genere, come paura e rabbia, sono
rintracciabili in filigrana nelle cronache contemporanee.
Il tipo stesso di emozioni e la percezione degli eventi calamitosi dipendono dall’identità
e dalla posizione sociale di chi le vive, che è spesso la stessa persona che redige le
cronache, che però non dà vita agli egodocumenti contemporanei (in cui compaiono
emozioni personali, come la colpa o la vergogna), ma redige di fatto memorie in cui si
riflettono le esperienze collettive e le emozioni condivise.
Un aspetto che verrà messo in luce è anche l’evoluzione del tipo di supporto su cui
venivano e vengono trasmesse le informazioni, le relazioni e le testimonianze relative agli
eventi calamitosi: se nel corso dell’età moderna il supporto era unicamente cartaceo e
pergamenaceo, nell’età contemporanea si assiste alla registrazione e alla circolazione delle
informazioni anche su supporto audio-televisivo e quindi telematico. Proprio questa
evoluzione ci permette di interrogarci anche su come è cambiato il rapporto con la
memoria e la percezione stessa degli eventi calamitosi e come questi vengano letti con
chiavi interpretative diverse non solo a seconda di chi redige un’informazione, ma anche su
quale supporto viene registrata, e poi da chi viene letta e come viene percepita. Se la percezione e il racconto delle catastrofi ambientali sono temi sottoposti a un’attenta
lettura e rilettura a partire dagli anni ’70-’80 del XX secolo, meno noto è il rapporto tra
percezione e circolazione delle informazioni per quanto riguarda i disastri naturali dell’età
moderna. Tuttavia, esiste una rilevante mole di fonti – testuali, iconografiche e
cartografiche – d’epoca moderna che mette in evidenza quanto i disastri ambientali
colpissero le società coeve, anche a molti anni di distanza dall’evento. In questo quadro,
che rappresenta una sfida di notevole interesse per gli sviluppi storiografici dei prossimi
anni, si vogliono rianalizzare quelle fonti come strumento di narrazione di un evento e
come agente per suscitare reazioni e per fissare la memoria collettiva in comunità al cui
interno era ben presente e sedimentato il concetto di rischio ambientale. In quest’ottica
bisogna anche sottolineare come la trasformazione del mondo naturale, che ha subito
un’accelerazione esponenziale a partire dalla rivoluzione industriale, rappresenta un mezzo
per studiare ed esplorare la storia del potere.
Focalizzandosi sulla maniera attraverso la quale diversi gruppi sociali trasformano la
natura e sulla contesa che segue per organizzare questa trasformazione, è possibile
rileggere il passato, anche quello precedente alla prima industrializzazione, seguendo le
criticità che rappresentano una sfida per l’attuale mondo globalizzato10, in cui l’accesso
alle informazioni (e la mancanza di esso) rappresenta un forte strumento di governance
sovranazionale.