AIPH 39 – Il ritorno della storia e la costruzione della memoria nella Tunisia post-rivoluzionaria
Data
2019Autore
Pepicelli, Renata
Diana, Chiara
Cornet, Catherine
Lacquaniti, Luce
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Questo panel presenta nuove prospettive di studio sull’uso pubblico della storia nella
Tunisia post Ben Ali e sulla costruzione della/e memoria/e della rivoluzione del 2011, in
quanto strumenti fondamentali nella costruzione delle politiche d’identità nazionale
(Raudvere 2016). I papers qui raccolti discutono, da differenti angolature, come la
memoria e la storia siano state costruite e utilizzate dopo il cambio di regime sia a livello
individuale che a livello istituzionale.
Il panel analizza, dunque, l’affermazione di una pluralità di rappresentazioni della
memoria (sia private che ufficiali), così come di multiple sfere pubbliche in seguito alla
caduta di Ben Ali.
La rivoluzione ha dato infatti spazio a una molteplicità di “counterpublics”, per dirla
con Nancy Fraser (1992), che hanno ampliato gli spazi discorsivi, legittimato posizioni,
argomenti e temi che erano stati fino ad allora esclusi dal dibattito. Storie tenute segrete,
come quelle delle donne islamiste – raccontate da Renata Pepicelli – sono diventate
pubbliche, contribuendo a ripensare quella “narrazione al femminile” della storia tunisina
frutto del “femminismo di stato” di Bourghiba, prima, e di Ben Ali poi.
L’emersione sulla scena pubblica tunisina di “altre” storie si iscrive nella più generale
cornice di quell’uso pubblico della storia di cui oggi sono protagonisti diversi soggetti.Dal
punto di vista istituzionale, un esempio paradigmatico del processo di costruzione della
memoria pubblica della rivoluzione è rappresentato dai manuali scolastici di storia e di
educazione civica. Già durante il primo anno scolastico dopo la rivoluzione - argomenta
Chiara Diana - tutti i testi di scuola erano stati “ripuliti” di ogni riferimento testuale e
visivo a Ben Ali, per far largo a una nuova narrazione storiografica. Seppur con le dovute differenze, un analogo tentativo di riscrittura della storia si è
ritrovato anche in ambito artistico. Dopo la rivoluzione - spiega Catherine Cornet - vi è
stata una “nazionalizzazione” dell’arte contemporanea e la produzione di un nuovo
discorso nazionale sull’arte e la sua storia.
A fronte di queste narrazioni “ufficiali”, “istituzionali”, sono emerse una pluralità di
contro-narrazioni ad opera di una pluralità di soggetti subalterni che, irrompendo sulla
scena pubblica, e utilizzando strumenti comunicativi diversi, hanno contribuito alla
polifonia della produzione di Public History in Tunisia. È il caso delle scritte murarie e
della street art, mezzi espressivi emersi per la prima volta con la rivoluzione, che
segnalano – scrive Luce Lacquaniti - la riconquista dello spazio pubblico da parte di una
pluralità di soggetti “marginali” che non solo trasmettono una memoria, spesso, alternativa
della rivoluzione e della transizione, ma in alcuni casi trascendono l'attualità e riportano
all'attenzione questioni identitarie più ampie, rimaste a lungo irrisolte nella storia tunisina.
L’intento di questo panel è dunque quello di fornire attraverso angolature prospettiche
diverse uno sguardo sui processi di costruzione della storia e della memoria nello spazio
pubblico tunisino post-rivoluzionario.