AIPH 32 – Tratto da una storia vera. Pratiche di Public History nella narrativa contemporanea
Data
2019Autore
Occhini, Beatrice
Magro, Lorisfelice
Bonino, Vittorio
Corsentino, Maria Paola
Metadata
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Mentre il rapporto della Public History con nuovi e nuovissimi media, dal cinema ai
social network, è stato, entro i limiti ristretti del dibattito sulla disciplina, ampiamente
esplorato, la relazione con il medium letterario appare ancora piuttosto lacunoso: salvo
alcune eccezioni anche significative, come il corso English Literature and Public History
dell’università dell’Hertfordshire, l’analisi del rapporto tra i due campi del sapere è un
terreno ancora poco approfondito; l’intento del panel è proprio quello di aprire nuovi spazi
di discussione e ricerca sul tema attingendo alla critica letteraria più recente.
Se la teoria e le pratiche della Public History occupano ancora uno spazio limitato
all’interno della ricerca storiografica, la domanda “come raccontare la Storia?” è stata un
punto centrale nel dibattito letterario contemporaneo: considerando ormai superata, almeno
nelle arti, la stagione postmoderna, molti critici hanno evidenziato la diffusa volontà di un
ritorno all’impegno espressa da parte della nuova generazione di autori, nonché la loro
intenzione di utilizzare la narrativa come strumento documentario e di trasmissione del
discorso storico, inteso come occasione di riflessione sul presente alla luce del passato e,
come rileva tra gli altri Casadei, come forma di recupero della narrazione storica come
parte della memoria collettiva; anche se in modo inconsapevole, quindi, sono molti gli
scrittori che hanno assunto i principi della Public History a fondamento della loro poetica,
assumendo da un lato il ruolo di animatori culturali e distinguendosi dall’altro per il
carattere di autorialità condivisa ricercato nelle loro opere. È da segnalare infatti la professione di una volontà di co-costruzione dell’opera: come
afferma ancora Casadei «l’opera non vale in sé ma per le implicazioni che essa deve
riuscire ad avere nella reinterpretazione dei lettori: […] è la cooperazione, e quindi anche
l’espansione o riscrittura creativa dei testi, a risultare decisiva non tanto come tratto
stilistico quanto come modalità di posizionamento della letteratura nel panorama
letterario», in perfetto accordo con la ricerca di shared authority storiografica promossa dai
fautori della Public History.