Efficienza del sistema giudiziario italiano. Un'analisi di frontiera per gradi di giudizio
Abstract
La tesi, dopo aver premesso la condizione di crisi in cui versa la giustizia italiana, propone una
definizione di sistema giudiziario. Emergono tre principali dimensioni interessanti per ogni analisi,
sia del sistema nel suo complesso, sia dei singoli aspetti.
Viene proposta, inizialmente, una rassegna dei confronti internazionali tra sistemi giudiziari di
diversi paesi. Seguono gli studi che si concentrano, esclusivamente, su di un singolo sistema
giudiziario nazionale.
A questo punto viene proposta un’analisi empirica del sistema giudiziario italiano. Dopo avere
illustrato le particolarità del sistema italiano, si procede, mediante la Data Envelopment Analysis
(DEA), alla misurazione dell'efficienza tecnica e di scala di corti d'appello e tribunali ordinari. Un
primo obiettivo di questo studio è stato quello di sopperire alla carenza nella letteratura di uno
studio relativo ai singoli uffici giudiziari italiani del primo e del secondo grado di giudizio. Oltre ad
una disaggregazione più fine, l’analisi presenta, anche, una maggiore estensione temporale delle
osservazioni. La scelta, anch’essa innovativa, di distinguere gli output in base a tre differenti
tipologie di procedimenti giudiziari (penali, in materia di lavoro e previdenza e altri procedimenti
civili), ha consentito di migliorare la significatività dei risultati. Emerge dalla DEA che le efficienze
tecniche delle corti di appello, soprattutto, e dei tribunali, non sono molto differenziate
geograficamente. Peraltro, vi è stato in tutti gli uffici giudiziari un significativo aumento
dell'efficienza tecnica. Non vi è aumento invece per le efficienze di scala, che tuttavia risultano
abbastanza elevate. Primo e secondo grado di giudizio vengono considerati congiuntamente, in un
secondo step dell'analisi (a nostra conoscenza, mai prima considerato in letteratura) nel quale le
misure di efficienza, insieme ad altre variabili, vengono messe in relazione, mediante opportune
tecniche di regressione, con la durata media dei procedimenti. Inoltre, viene esaminata la
significatività di alcune variabili per la determinazione dell’efficienza. Emerge chiaramente che la
durata dei procedimenti dipende dalla litigiosità (ritardata di un anno), ma è ridotta da un aumento
nella dotazione di input, o dell'efficienza tecnica. Conta poco anche qui l'efficienza di scala. Per le
corti d'appello sono i magistrati a essere l'input più significativo, mentre questo ruolo è assunto
dagli amministrativi per i tribunali ordinari. Non è infine possibile trovare alcuna variabile
significativa per la determinazione dell'efficienza tecnica (compresa, per le corti d'appello,
l'efficienza media dei tribunali del distretto), se si tiene conto del ruolo degli effetti individuali dati. [a cura dell'autore]