Le opere antipelagiane di Agostino. Analisi dottrinale ed esiti speculativi
Abstract
Since the end of the 19th century, the history of Augustinian historiography has been
characterized by numerous and varying attempts to find breaking points in Augustine’s philosophy
and life, as well as strong interests about his intellectual development. The analyses of Augustine’s
writings against the Pelagians, with an emphasis on methodology refutation, is an efficient
interpretative key of Augustine’s intellectual and philosophical development.
This thesis is divided into two chapters, both dedicated to the analysis of Augustine’s
writings against the Pelagians, and also containing a short appendix in which consideration is given
to the sermons delivered by Augustine in the early stages of the anti-Pelagian controversy. In the
first chapter, De peccatorum meritis et remission et de baptismo parvulorum, written in order to
refute the theories sustained by Pelagians and condemned by the Council of Carthage in 411, is
analyzed. De spiritu et littera is then analyzed, explaining Augustine’s perspective that the
impeccantia is possible only by the implementation of Christ. The analysis of De natura et grazia
follows, in which Augustine asserts, in agreement with what Pelagius wrote in his De natura,
stating that human nature is good, but emphasizes that it is in need of God’s grace in order to desire
and act well and according to God’s will. The analysis continues with De perfectione iustitiae
hominis, composed to refute the Definitiones ut dicitur Celestii, a book in which Celestius proposes
sixteen arguments in order to show that humans have the ability and must live without sin. De gestis
Pelagii is then analyzed, a book in which Augustine examines and assesses the orthodoxy of
Pelagius’ defense, given during the Synod of Diospolis. The first chapter is concluded with the
analysis of De gratia Christi et de peccato originali, where the important topics involved in the
controversy against the Pelagians are summarized.
In the second chapter De nuptiis et concupiscentia is analyzed, a book in which Augustine
distinguishes the evil of the concupiscence from the goodness of marriage. The analysis of Contra
duas epistolas Pelagianorum follows, written to refute two Pelagian letters that circulated in Rome
as propaganda. In conclusion, Contra Iulianum and Contra secundam Iuliani responsionem, Opus
imperfectum are analyzed; they were composed to respectively disprove Ad Turbantium and Ad
Florum of Julian of Eclano, where Augustine’s doctrine of original sin is accused as Manichean. In the appendix, Augustine’s Sermones are analyzed; it is probable that these sermons
against the rising Pelagian heresy were given before 411 or, in any case, before its official
intervention in the Pelagian controversy.
This thesis shows that despite the undeniable evolution of Augustine’s thoughts, which
forced him to redefine some of his theological positions, the methodology outlined in Dialogues
and adopted since his conversion to Christianity is not disqualified. According to that methodology,
philosophical speculation must be triggered by God’s calling and conducted by preceding faith to
reason. [edited by Author] La storia della storiografia agostiniana è stata caratterizzata, sin dalla fine del XIX secolo,
da numerosi – e talvolta vicendevolmente polemici – tentativi di ritrovare, nel percorso speculativo
e biografico di Agostino, momenti di rottura e profonda modificazione delle sue convinzioni
personali e teologiche e da un forte interesse circa l’evoluzione intellettuale dell’Ipponate. Lo studio
dei testi antipelagiani, con particolare attenzione alla metodologia confutatoria, costituisce
un’efficace chiave interpretativa dello sviluppo dell’identità speculativa di Agostino.
La tesi si articola in due capitoli, incentrati sulla disamina dei testi antipelagiani, e una
breve appendice, in cui sono presi in considerazione i sermoni pronunciati da Agostino nella fase
iniziale della polemica contro Pelagio. In particolare, nel primo capitolo, è analizzato il De
peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, opera scritta al fine di confutare le
tesi sostenute dai pelagiani, condannate dal concilio di Cartagine del 411. Segue l’analisi del De
spiritu et littera, in cui è spiegata in che modo l’impeccantia è giudicata, da Agostino, possibile ma
mai attuata (se non dal solo Cristo) né mai attuabile, e quella del De natura et grazia, in cui
Agostino ammette la bontà della natura umana ma sottolinea, in opposizione a quanto sostenuto da
Pelagio nel De natura, la necessità della grazia perchè l’uomo possa desiderare e attuare il bene.
L’analisi prosegue con il De perfectione iustitiae hominis, composto per confutare le e Definitiones
ut dicitur Caelestii, in cui sono proposte sedici ratiocinationes circa la possibilità e il dovere
dell’uomo di vivere senza peccato, seguite da una serie di citazioni scritturali che confermerebbero
la tesi dell’impeccantia. Segue l’analisi del De gestis Pelagii, in cui Agostinio esamina l’autodifesa
di Pelagio, pronunciata durante il sinodo di Diospoli, e verificare la sua effettiva ortodossia. Chiude
il primo capitolo, l’analisi del De gratia Christi et de peccato originali, in cui sono riassunti i temi
essenziali delle polemica che oppone la Chiesa ai Pelagiani.
Nel secondo capitolo sono analizzati: il De nuptiis et concupiscentia, in cui Agostino
distingue il male della concupisenza, mediante cui l'uomo nasce contaminato dal peccato originale,
dalla bontà del matrimonio; il Contra duas epistolas Pelagianorum, scritto per confutare due lettere
propagandistiche pelagiane che circolavano a Roma; il Contra Iulianum e il Contra secundam
Iuliani Responsionem, Opus imperfectum, composti con l'intento di confutare rispettivamente l'Ad
Turbantium e l’Ad Florum di Giuliano d’Eclano, in cui si accusa come manichea la dottrina del
peccato originale di Agostino. Nella breve appendice conclusiva sono presentati i Sermones che probabilmente Agostino
pronunciò contro la nascente eresia, prima del 411 o, comunque, prima del suo intervento ufficiale
nella questione pelagiana.
Dall’esame emerge come nonostante l’innegabile evoluzione del pensiero agostiniano che
lo costrinse a ridefinire alcune sue posizioni teologiche, non è squalificata la metodologia delineata
nei Dialoghi e adottata fin dalla sua conversione al Cristianesimo, secondo cui la speculazione
filosofica deve essere innescata dall’admonitio divina e condotta facendo precedere la fides alla
ratio. [a cura dell'Autore]