La salute in carcere: un driver di (re)integrazione dentro e fuori le mura
Abstract
Il tema della tutela dello stato di salute in cui versano i detenuti nelle carceri italiane, oltre ad essere
di pressante attualità, costituisce un importante obiettivo di gestione per gli istituti penitenziari il cui
fine oggi è quello di ri-educare la persona detenuta e favorirne il re-inserimento sociale.
Il passaggio della sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute,
disciplinato dal DPCM del 2008, rappresenta un rilevante tassello del percorso, già in atto da anni,
di revisione e tutela delle condizioni detentive dei ristretti, i quali ora possono assurgere alle
medesima assistenza sanitaria riconosciuta per i cittadini liberi.
Questo lavoro si pone un obiettivo che è già racchiuso nel titolo: studiare come la tutela della salute
delle persone detenute può costituire una leva non solo di re-inserimento sociale, ma anche di
integrazione territoriale da un punto di vista aziendale e organizzativo.
L’analisi è partita della definizione di “salute” e di “sanità”, in particolare, quale sistema
organizzativo riconosciuto giuridicamente e deputato a garantire la tutela di tale diritto,
osservandone l’evoluzione sia per le persone libere che per quelle detenute.
Ma se davvero si sposa il concetto di salute definito dall’OMS quale condizione di ben-essere psico
fisico della persona, com’è possibile che questo possa essere perseguito in un contesto privo dei
prerequisiti, dei determinanti importanti della salute? Cosa si fa per superare questo gap nella
realtà? Per rispondere a questi interrogativi, l’analisi si è spostata dentro gli istituti penitenziari,
quasi a voler immaginare di provare ad abbattere, per quanto possibile, il grosso muro non soltanto
fisico, che ha separato (e probabilmente continua a separare) le persone detenute dalla società
“esterna”. Affinché, infatti, le strutture penitenziarie siano atte ad implementare questa nuova idea
di trattamento è necessario che anche la struttura organizzativa di tutta la macchina pubblica sia
coerente con questa finalità. .. [a cura dell'Autore] The issue of prisons health in Italian prisons is an important management objective for penitentiary
institutions whose purpose today is to re-educate the person in custody and to encourage the social
re-insertion.
The passage of prison health by the Ministry of Justice to the Ministry of Health, governed by the
Prime Minister's Decree in 2008, represents an important milestone on the path to the protection of
the prison conditions, which now can rise to the same health care of free citizens.
This paper sets a goal that is already contained in the title: exploring how to protect the health of
those detained may be a driver not only of social re-insertion, but also of territorial integration from
an organizational perspective.
The analysis started by the definition of "health" and, in particular, what organizational system
legally recognized and appointed to ensure the protection of this right, observing the evolution and
for free people and for those held.
But if it really fits the concept of health as defined by WHO as a condition of mental and physical
well-being of the person, how is it possible that this can be pursued in a context devoid of the
prerequisites of the important determinants of health? What is possible to do to overcome this gap?
To answer these questions, the analysis has shifted inside prisons, as if to imagine trying to break
down, as far as possible, the thick wall not only physical, that has separated (and probably continues
to separate) detainees by the "external." So that, in fact, the prison facilities are able to
implementing this new idea of treatment is necessary that even the organizational structure of the
entire government machinery is consistent with this objective. .. [edited by Author]