Criminalità, deterrenza criminale e determinanti economiche. Analisi empirica
Abstract
La tesi, dopo un capitolo dedicato alle teorie sulla criminalità nelle scienze sociali e sui
modelli economici del crimine sviluppati dalla letteratura, presenta tre analisi empiriche che
studiano le determinanti criminali in Europa e nel mondo su dati nazionali e in Italia a livello
regionale.
L’analisi europea esamina la relazione fra criminalità, deterrenza criminale e le opportunità
del mercato del lavoro nelle 27 nazioni appartenenti all’Unione Europea per il periodo 2000-2007
su dati Eurostat. Il tasso di disoccupazione viene analizzato seguendo anche una classificazione
ISCED (International Standard Classification of Education) per studiare il contributo fornito
dall’educazione del soggetto disoccupato nella formazione del comportamento criminale. Viene
implementato un modello dinamico usando uno stimatore system GMM per controllare
l’endogeneità delle determinanti criminali, la presenza degli effetti specifici nazionali non
osservabili e l’errore sistematico di misurazione delle statistiche criminali.
Successivamente, nell’analisi mondiale, si estende il lavoro a 50 nazioni, considerando il
periodo 2003-2007 su dati UNESCO. Si investiga sulla relazione fra i crimini più violenti, il tasso
di omicidi, e il fattore educativo, cioè l’impatto della popolazione con bassa e alta istruzione. Al
modello dinamico viene applicato lo stimatore BC (Bias Correction) per risolvere le problematiche
derivanti dalla presenza di un panel non bilanciato.
Infine, l’analisi sulle regioni italiane si concentra sugli effetti della deterrenza criminale,
l’impatto del mercato del lavoro e dell’abbandono scolastico su diversi tassi di criminalità. Si studia
inoltre l’esistenza dei “white collar crimes” con l’uso della percentuale degli impiegati nella
Pubblica Amministrazione come variabile esplicativa. La metodologia econometrica impiegata è il
system GMM applicato ad una specificazione dinamica, per il periodo 1995-2004 su dati Istat.
I risultati ottenuti sono in linea con quanto predetto dai modelli economici sul crimine, in più
offrono diversi contributi alla materia. Nell’analisi europea i risultati mostrano, oltre all’efficacia
delle politiche di deterrenza, la relazione positiva fra disoccupazione e i diversi tassi di criminalità,
relazione che decresce all’aumentare del livello di istruzione ISCED nell’individuo disoccupato.
L’unica relazione negativa si verifica nei furti con scasso nelle abitazioni, infatti durante i periodi di
alta disoccupazione, gli individui spendono più tempo a casa, acquistando il ruolo di guardiani dei
propri beni. Nell’analisi mondiale, le proxy sull’educazione catturano l’effetto civilizzazione,
all’aumentare degli individui più acculturati diminuisce il fenomeno criminale. Nell’analisi italiana,
la disoccupazione e l’abbandono scolastico sono positivamente correlati con i tassi criminali,
mentre la relazione con i salari dipende, come nel caso europeo, dal crimine analizzato. Infine si
osserva un effetto “white collar crime”. [a cura dell'autore]