Il De summo bono di Girolamo Seripando tra platonismo e agostinismo
Abstract
La tesi è articolata in due parti, la prima delle quali è di carattere storico, e restituisce il contesto in cui matura l’opera filosofico-teologica di Seripando, la seconda contiene invece un’analisi della struttura speculativa del trattato inedito De summo bono. In particolare, la prima parte prende in esame da un lato l’ambiente tardo umanistico napoletano, nel quale oramai l’eredità di Pontano e Sannazaro si congiunge ad una profonda inquietudine religiosa, dall’altro la ricca “scuola agostiniana” del Cinquecento, nella quale la “teologia affettiva” di Egidio Romano viene riletta attraverso gli strumenti teorici del neoplatonismo rinascimentale. L’ultima sezione della prima parte analizza il rapporto di Egidio da Viterbo, maestro di Seripando, con Marsilio Ficino. Nella seconda parte viene analizzata la struttura generale del De summo bono. Dopo una descrizione del manoscritto, viene esaminato il rapporto con la tradizione platonica e con Ficino in particolare. Vengono esaminati i temi centrali della costruzione speculativa seripandiana: il primato dell’unum-bonum, il rapporto scientia-sapientia, la concezione della trascendenza di Dio, il tema della dignitas hominis. In appendice è collocato il testo trascritto del De summo bono.[a cura dell'autore]