Anni ruggenti, safari galante «Il sapore dell’avventura» di Rosso di San Secondo
Abstract
A far da contraltare alla poetica di una modernità cupa veicolata da “Marionette, che passione!” (1918) si situa un atto unico rimasto fuori dal mirino delle analisi critiche e a latere della più sostanziosa produzione teatrale di Pier Maria Rosso di San Secondo: il breve scritto dialogato dal titolo “Il sapore dell’avventura” (1925), un testo ibrido che oscilla tra la prosa breve cittadina, il corto teatrale e la sceneggiatura per il cinema. Vi ritornano alcuni elementi formali presenti in “Marionette, che passione!” ma per il trattamento che Rosso fa dei personaggi – che sono qui spensierati – il testo rappresenta un unicum nella sua produzione: i protagonisti non sono ossessionati, come avviene nella massima parte della sua opera, né malinconici o sofferenti. As a counterpoint to a poetic of a dark and asphyxiating modernity transmitted with ‘Marionette, che passione! (1918) there is a one-act play neglected by critics and remained on the sidelines of most significant Rosso di San Secondo theatrical production: ‘Il sapore dell’avventura’ (1925), hybrid text that oscillates between the short prose work setting in cityscape, the comedy and the screenplay. Some formal elements present in ‘Marionette, che passione!’ return here but the processing of characters is different: for the first time Rosso di San Secondo brings on the stage carefree protagonists, without obsessions, melancholy or suffering.