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dc.date.accessioned2023-03-21T13:22:05Z
dc.date.available2023-03-21T13:22:05Z
dc.description2019 - 2020it_IT
dc.description.abstractTo establish the terms within which the relationship between the myth and Carlo Emilio Gadda develops is a complex operation, both because it is in itself difficult to disentangle oneself from the writer's innumerable ‘messes’, and because, considering the positivistic and rationalistic nature of the Engineer, it would seem obvious to affirm that the author's thought is to be considered essentially 'anti-mythical'. However, observing the development of his 'philosophizing by narrating' starting with the Giornale di guerra e di prigionia (1915-1919) and continuing with the Racconto italiano di ignoto del Novecento (1924-1925), the Meditazione milanese (1928-1929) and the writings gravitating around Eros and Priapo (1944-1945), we will be able to identify in the myth not only the object of an almost continuous and uninterrupted dialogue, but also an inescapable presence at the base of the development of every gnoseological process that involves the human being. Even if in the literary production of the writer the myth continues to be prey to a demystifying desecration - in line, moreover, with the framework of the twentieth century - it is undeniable that it reveals a deeply more complex nature: in the wake of Platone, Gadda has always tried to assert the supremacy of logos over mythos, so that reality could be somehow controlled and ordered by keeping the chaotic irruption of 'monsters' at bay, but then he ended up admitting the need for a 'compromise', justified by the complementarity of the two components, since in the same measure vital afflatus of every human being. In this regard, we find it extraordinarily significant that the task of affirming this consideration at the end of this long 'meditative path' on the myth is given to the Gaddus most famous alter ego, that is, the commissioner Ingravallo, protagonist of Pasticciaccio (1957), who, although professing to be a rationalist since the beginning of the novel, confronting himself daily with a magical-pagan anthropological reality, will be forced to admit how the myth represents an autonomous cognitive path to access the understanding of reality. [edited by Author]
dc.description.abstractFissare i termini entro i quali si sviluppa il rapporto fra il mito e Carlo Emilio Gadda è un'operazione complessa, sia perché è di per sé difficile districarsi fra gli innumerevoli ‘brogliacci’ dello scrittore, sia perché, considerata la natura positivistica e razionalistica dell’Ingegnere, parrebbe scontato affermare che il pensiero dell'autore sia da considerarsi essenzialmente ‘anti-mitico’. Tuttavia, osservando lo sviluppo del suo ‘filosofar narrando’ a cominciare dal Giornale di guerra e di prigionia (1915- 1919) e proseguendo poi con il Racconto italiano di ignoto del Novecento (1924-1925), la Meditazione milanese (1928-1929) e gli scritti gravitanti attorno al pianeta di Eros e Priapo (1944-1945), potremo individuare nel mito non solo l'oggetto di un dialogo pressoché continuo e ininterrotto, ma anche una presenza ineludibile alla base dello sviluppo di ogni processo gnoseologico che coinvolge l’essere umano. Anche se nella produzione letteraria dello scrittore milanese il mito continua a essere preda di una profanazione demistificante – in linea, del resto, con il quadro del Novecento –, è innegabile che esso riveli una natura profondamente più complessa: sulla scia di Platone, Gadda ha da sempre cercato di affermare la supremazia del logos sul mythos, affinché la realtà potesse essere in qualche modo controllata e ordinata tenendo a bada la caotica irruzione dei ‘mostri’, ma poi è finito per ammettere la necessità di un ‘compromesso’, giustificato dalla complementarietà delle due componenti, poiché nella stessa misura afflato vitale di ogni essere umano. A tal proposito, troviamo straordinariamente significativo che il compito di affermare tale considerazione a conclusione di questo lungo ‘percorso meditativo’ sul mito sia proprio dato all’alter ego più famoso del Gaddus, ossia il commissario Ingravallo, protagonista del Pasticciaccio (1957), il quale, pur professandosi razionalista fin dall’inizio del romanzo, confrontandosi quotidianamente con una realtà antropologica magicopagana, sarà costretto ad ammettere come il mito rappresenti un percorso conoscitivo autonomo per accedere alla comprensione del reale. [a cura dell'Autore]it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.subject.miurL-FIL-LET/11 LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEAit_IT
dc.contributor.coordinatorePinto, Carmineit_IT
dc.description.cicloXXXIII cicloit_IT
dc.contributor.tutorAjello, Epifanioit_IT
dc.identifier.DipartimentoStudi umanisticiit_IT
dc.titleUno squarcio sulla tela dell’oggettività. Studi sul mito in Carlo Emilio Gaddait_IT
dc.contributor.authorGenna, Giovanni
dc.date.issued2021-10-22
dc.identifier.urihttp://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/6508
dc.identifier.urihttp://dx.doi.org/10.14273/unisa-4579
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subjectGaddait_IT
dc.subjectMitoit_IT
dc.subjectModernismoit_IT
dc.publisher.alternativeUniversita degli studi di Salernoit_IT
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