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dc.contributor.authorSalsano, Marilena
dc.date.accessioned2024-08-27T09:21:58Z
dc.date.available2024-08-27T09:21:58Z
dc.date.issued2023-10-19
dc.identifier.urihttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/7292
dc.description2021 - 2022it_IT
dc.description.abstractLe differenze organizzative, sociali, economiche e territoriali delle singole scuole influenzano i risultati formativi degli studenti. La situazione di svantaggio di alcune istituzioni scolastiche, in termini di digital device, di livelli di scolarizzazione e di marcate differenze territoriali è stata confermata anche dalla pandemia, rendendo necessarie scelte di policy finanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Programma operativo nazionale PON “Per la Scuola” 2014-2020 – Fondo europeo per lo sviluppo regionale1 . Tali risorse devono supportare un sistema di istruzione che ha visto la trasposizione sempre più marcata di termini e concetti derivanti principalmente dall’ambito aziendale con un accento chiaro e netto sull’importanza del miglioramento qualitativo e sull’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione2 . La richiesta di misurazione e valutazione dell'efficacia sia dei sistemi di istruzione che delle singole scuole, accompagnata da una accountability, ha portato alla concessione dell’autonomia3 alle istituzioni scolastiche. Alle scuole sono stati dati strumenti di supporto per aiutarle a definire vision, mission, scelte strategiche, piani di miglioramento, analisi dei risultati per il miglioramento continuo al fine di incidere positivamente sul rendimento degli alunni e diventare più resilienti e preparate a rispondere in maniera più efficiente alle situazioni contingenti. Avendo i fattori di efficacia educativa come riferimento, le scuole possono lavorare sull’inefficacia, comprendere come “fare meglio”, auto valutarsi per poter poi progettare percorsi di miglioramento. La scuola vista come pubblico servizio con capacità di progettualità autonoma, deve tendere all'efficacia educativa, nel caso manchino tali strumenti provare a crearli e verificarli sul campo. Per autovalutarsi è necessario comprendere quali sono gli standard da raggiungere e quali sono i fattori che rendono le scuole migliori e in che modo la propria scuola si trova rispetto ad essi. In seguito all’introduzione del Sistema Nazionale di Valutazione è diventata obbligatoria per le scuole la stesura di documenti strategici quali il Rapporto di Autovalutazione (RAV), il Piano di Miglioramento (PdM) e il Piano dell'Offerta Formativa (PTOF). La fase di autovalutazione, principio di tutto il processo, è fondamentale per la sua riuscita. Le istituzioni scolastiche in ossequio al dettato normativo effettuano l’autovalutazione mediante il Rapporto di Autovalutazione che viene fornito loro da Invalsi e che viene caricato sul portale Scuole in Chiaro, utilizzato in fase di iscrizione dalle famiglie per scegliere l’offerta formativa e quindi la scuola per i loro figli. Le scuole ricevono ogni tre anni una serie di indicatori per stilare il Rapporto di Autovalutazione e di conseguenza il Piano di Miglioramento che sarà poi inserito nel Piano Triennale dell’Offerta formativa di ogni singola scuola. Gli indicatori dovrebbero servire a dare elementi di riflessione in chiave autovalutativa per il RAV, ad analizzare la totalità dei fattori di efficacia ed a promuovere una riflessione autodiagnostica collettiva nell'organizzazione scolastica. Essi comprendono: ➢ dati rielaborati e restituiti da INVALSI alla scuola sulla base delle sue risposte al questionario scuola; ➢ dati desunti dalla stessa Amministrazione e dal sistema Sidi 10 ➢ dati di provenienza statistica (ISTAT, ministero Interno...); ➢ dati provenienti dagli esiti delle rilevazioni standard sui livelli di apprendimento effettuati da INVALSI; ➢ possibile riserva di dati (indicatori) proposti e rielaborati dalla scuola stessa. A questi indicatori “esterni” le scuole non aggiungono indicatori propri che tengano conto del giudizio espresso dalla componente alunni, genitori, docenti ed ATA4 , dei risultati ottenuti dagli studenti5 ; dei risultati osservabili nella realizzazione di specifici progetti6 Gli indicatori elaborati autonomamente dalla scuola hanno pochissimo spazio di rilevanza espositiva rispetto a quelli nazionali di sistema. Il limite del RAV così costruito, considerando gli indicatori esterni prioritari, è la focalizzazione della valutazione su di essi e la difficoltà di svolgere processi di autovalutazione e miglioramento che investano tutta l'organizzazione. È necessario uno spostamento di attenzione verso le scuole, verso la loro specificità e capacità di analisi dei processi. Le difficoltà di realizzazione dell’autovalutazione a livello delle singole scuole sono da ricercare nella cultura valutativa presente nelle scuole, nei modelli socializzati di interpretazione professionale dei docenti e nei rapporti tra la scuola e gli interlocutori sociali direttamente interessati. Spesso nemmeno i docenti si ritrovano nel RAV quale rappresentazione dell'identità della propria organizzazione: la comunità educante non considera l’elaborazione dei documenti strategici un impegno prioritario per il miglioramento. Gli indicatori del RAV non possono analizzare la totalità dei fattori di efficacia e non sempre riescono a promuovere una riflessione autodiagnostica collettiva all’interno dell’organizzazione scolastica. [a cura dell'Autore]it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoit_IT
dc.titleI questionari di gradimento-autovalutazione: uno strumento per il miglioramento delle scuoleit_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurSECS-P/10 ORGANIZZAZIONE AZIENDALEit_IT
dc.contributor.coordinatoreAmendola, Alessandrait_IT
dc.description.cicloXXXV cicloit_IT
dc.contributor.tutorDe Nito, Ernestoit_IT
dc.identifier.DipartimentoScienze Economiche e Statisticheit_IT
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