Carlo Bo legge l’uomo, e poeta, Salvatore Quasimodo

Abstract

Nel gennaio 1937 Carlo Bo sta lavorando ad «un lungo Quasimodo»: è il primo, scrive in una lettera a Carlo Betocchi, di una breve serie di poeti italiani. Pubblicato in quell’anno su «Convivium» e poi collocato dopo i saggi su Ungaretti e Montale, in chiusura degli Otto studi (Vallecchi, 1939), Condizione di Quasimodo è infatti solo il primo dei diversi contributi critici che Bo dedicherà, negli anni, al poeta siciliano, uomo di «pochi sentimenti eterni» e poeta per «vocazione incrollabile». Dal 1937 al 1987 le recensioni di Bo, le prefazioni e le ricostruzioni del panorama storico-letterario dell’epoca indagheranno, in maniera acuta e lucidissima, le diverse raccolte di Quasimodo, i suoi rapporti con le generazioni precedenti e successive, la centralità della sua figura per la letteratura italiana ed europea e la tanto discussa vittoria del Nobel per la Letteratura (1959). Bo tornerà più volte sui nodi cruciali dell’ermetismo, sulla svolta poetica (e realistica) degli anni Quaranta, sulle traduzioni e sul rapporto spesso “distorto” con la critica letteraria dell’epoca. Se parlare di Quasimodo, scrive, «costa, quasi come parlare di noi stessi», egli resta «uno dei figli più degni del suo tempo», di un Novecento umano, prima che letterario: ancora oggi, un poeta da rileggere, che può, e deve, continuare ad interrogarci.

In January 1937, Carlo Bo is preparing a long essay about Quasimodo: as he writes in a letter to Carlo Betocchi, it is the first essay of a short series about the Italian poets. This essay, Condizione di Quasimodo, will be published in «Convivium» in 1937 and it will complete Bo’s Otto studi in 1939, just after two pieces of writing about Ungaretti and Montale. It is precisely Bo’s first critical contribution on Quasimodo, «a man with a few eternal feelings» and a poet by «an unwavering vocation». From 1937 to 1987 Bo will write some different reviews, prefaces and analysis sketching the historical and literary outline of that period, always including the leading figure of Quasimodo in it. These texts will keep on looking deep into Quasimodo’s poetical work, his relationship with the past and next generations of poets, his relevance for Italian and European poetry up to the 1959 Nobel Prize for Literature. Despite the controversies carried on by many other literary critics, Bo cleverly faces Quasimodo’s connection with Hermeticism, his crucial turning point in the Forties (towards a more realistic style) and his work as a translator. If dealing with Quasimodo means almost as looking into ourselves, Bo assures us that this poet is definitely one of the most worthy of the XXth century: we should continue reading him. He is an important man of his time: even today, Quasimodo could, and should, call on us to reflect on being humans besides being poets (or critics).