dc.description.abstract | Il lavoro di tesi è incentrato sull’approfondimento della natura anti-epicurea dell’opuscolo dei Moralia di Plutarco dal titolo Non posse suaviter vivi secundum Epicurum. L’introduzione analizza aspetti di carattere generale relativi all’opera (tradizione testuale, edizioni a stampa, contenuto, datazione) e la esamina alla luce della sua natura polemica, presentando le metodologie adoperate nel commento per fornire un’analisi dei contesti, delle motivazioni e delle strategie adottate da Plutarco nella confutazione dei dettami fondamentali della filosofia del Giardino. Particolare attenzione viene rivolta alla cornice dialogica che introduce e sostiene l’intero svolgimento dell’esposizione dottrinaria, e al sistema dei personaggi (gli allievi di Plutarco, Plutarco stesso), con specifico riferimento alla loro caratterizzazione e alla funzione che rivestono nella costruzione dell’esposizione filosofica. Il commento, un’analisi puntuale della sezione dell’opuscolo 1086C- 1093C, approfondisce aspetti di carattere letterario e filosofico relativi al testo, evidenziando in particolare, sulla base di alcune categorie di analisi proposte da Roskam, in che modo Plutarco scelga, presenti e citi le argomentazioni epicuree in relazione al literary context polemico sotteso, al contentual context delle argomentazioni circostanti e alphilosophical context di riferimento. Benché si premuri di presentare il proprio opuscolo come un modello di confutazione (cfr. suav. viv. Epic. 1086D 6- 11), indicando la necessità, per chi voglia contestare un avversario, di attenersi ad un profondo rispetto per le affermazioni dell’altro, di fatto Plutarco nel prosieguo smentisce le proprie stesse asserzioni, costruendo una confutazione ispirata a criteri differenti: selezionate le argomentazioni epicuree più estremiste, le sottopone ad una semplificazione, trascurandone le sfumature teoriche o prospettando in relazione ad esse soltanto le conseguenze più radicali, omettendo invece riferimenti ad aspetti fondamentali ma poco suscettibili di polemica; estrapolati gli enunciati dal loro contesto originario, ne stravolge il senso con un utilizzo scaltro o inaccurato della terminologia epicurea, operando astute inserzioni al fine di screditare le posizioni dell’altro; l’inserimento di citazioni epicuree, in gran parte parafrasate, contribuisce a svalutare l’hJdonhv. Disattendendo ogni premessa di rigore metodologico, Plutarco non costruisce la sua contestazione sulla base di obiezioni fondate su un esame meditato ed obiettivo dell’essenza della dottrina epicurea, ma impiega stratagemmi poco ortodossi: rovesciamento degli argomenti contro gli avversari, distorsione del pensiero, intenzionale banalizzazione delle dottrine. Plutarco inoltre usa le armi della sottile ironia o dell’aperto sarcasmo per denigrare i suoi avversari, presentandoli come individui fatui ed arroganti, privi di garbo e misura, invidiosi e meschini, esclusivamente protesi verso il soddisfacimento dei bisogni più elementari e fanatici sostenitori di una dottrina riprovevole dagli esiti ridicoli, dei cui limiti essi stessi sarebbero fondamentalmente consapevoli. Tali stratagemmi cooperano a suscitare, nell’uditorio di Teone, ma anche nel lettore di Plutarco, una decisa presa di distanza dagli epicurei, relegando così sullo sfondo la vera e propria contestazione dottrinaria. La componente emotiva della confutazione si arricchisce inoltre di numerosi riferimenti alla comune esperienza e di appelli al buon senso che inducono l’uditorio, coinvolto nell’esposizione attraverso le funzioni fatiche del linguaggio, a concepire come insensati gli enunciati epicurei. La confutazione
plutarchea si basa anche su un sapiente uso delle citazioni, riportate in forma letterale o parafrasata o semplicemente alluse, decontestualizzate e rifunzionalizzate nel nuovo contesto: esse contribuiscono a conferire vigore polemico alle argomentazioni. Accanto alle citazioni epicuree, che costituiscono parte integrante della struttura principale, trovano così posto anche citazioni di auctoritates filosofiche (Platone) o letterarie (Omero, i tragici) che sminuiscono le argomentazioni avversarie e legittimano la critica di Plutarco: un approccio intertestuale si è rivelato fondamentale. Particolare attenzione viene rivolta nel commento inoltre alle figure retoriche (omoteleuto, parallelismo, metafora, similitudine, anafora, uso di termini polisillabici o composti, allitterazione, assonanza, litote, antitesi), funzionali nell’opuscolo alla dimostrazione dell’incoerenza delle argomentazioni degli avversari. Plutarco non si mostra così fonte attendibile per poter ricostruire meglio il pensiero di Epicuro, benché sia spesso unico testimone di molti frammenti; il suo discorso denota una conoscenza approfondita delle dottrine avversarie ed è estremamente curato da un punto di vista formale, ma è animato dagli intenti chiaramente polemici di chi concepisce il sistema filosofico del Giardino come pericolosamente eversivo ed immorale... [a cura dell'autore] | en_US |