Le annotazioni di Pomponio Leto a Lucano (Vat. lat. 3285): libri I-IV con un'appendice sulla Vita Lucani
Abstract
L’obiettivo del lavoro di tesi è stato quello di realizzare la prima edizione critica delle annotazioni di Pomponio Leto (1428-1498) al Bellum ciuile di Lucano, contenute nel Vat. lat. 3285, codice interamente autografo dell’umanista e copia unica, databile al 1469 circa.
La tesi, organizzata in cinque capitoli, ha evidenziato da un lato il Nachleben dell’opera lucanea, dall’altro i tratti distintivi ed originali di una lettura umanistica del Bellum ciuile.
Ad una trattazione approfondita della vita e delle opere di Pomponio Leto sulla base di fonti coeve o successive all’umanista e alla luce dei più recenti studi bibliografici sull’argomento, segue una breve storia dell’esegesi lucanea prima dell’Umanesimo, con l’intento di contestualizzare le annotazioni pomponiane e di metterne in luce le profonde differenze rispetto ad esegeti precedenti o successivi al Leto.
A partire, poi, da una riflessione critica sul carattere e sulla struttura delle annotazioni pomponiane, ne è stata delineata la loro natura storica, geografica, antiquaria e mitologica: si tratta di note in cui lo sfoggio d’erudizione prevale di gran lunga sull’attenzione a questioni di natura linguistica e critico-testuale.
L’edizione delle annotazioni relative ai primi quattro libri della Pharsalia è stata accompagnata, inoltre, da una serie di osservazioni relative agli auctores utilizzati da Pomponio (sia citazioni esplicite che implicite): l’autore assolutamente più sfruttato è Plinio, seguito da Cesare, Floro, Igino, Varrone, Silio Italico, Valerio Flacco, Cicerone, Pomponio Mela; per le fonti greche
spiccano i nomi di Erodoto, Strabone, Dionigi d’Alicarnasso, Diodoro Siculo, Plutarco, Teofrasto, Esiodo, Pindaro, tutti autori questi che il Leto, non conoscendo il greco, leggeva in traduzioni latine, delle quali, trattandosi per lo più di materiale ancora inedito, si è rinunciato ad una identificazione.
Da un esame delle singole annotazioni è stato possibile constatare che il metodo esegetico adottato dall’umanista è selettivo e non sistematico, in quanto nasce coll’intento di chiarire, semplificare, istruire, enucleare singoli punti che si prestassero specificamente all’insegnamento privato pro studio di Fabio Mazzatosta, di cui il Leto fu magister e per il quale vergò appositamente questo manoscritto.
Tale studio ha evidenziato, in sintesi, che il fine di Pomponio è prevalentemente didattico ed è ben lontano da quella tipologia di commento continuo, ordinato, ragionato, allestito per la lettura e per l’ampia diffusione per mezzo della stampa.
Infine, nella tesi è stata rivolta una particolare attenzione agli ultimi fogli del manoscritto contenenti l’epitaphium e la Vita Lucani scritti da Pomponio (ff. 135v-137r), dei quali viene realizzata un’edizione critica.
La Vita Lucani del Leto si presenta come una mirabile fusione di fonti e notizie diverse: la vita antica di Vacca, gli Annales di Tacito, il Genethliacon Lucani ad Pollam di Stazio (silu. 2,7), Quintiliano ed anche versi lucanei; la fortuna di tale biografia si ebbe, in effetti, a partire dal suo inserimento, con piccole variazioni, nell’editio princeps della Pharsalia, uscita a Roma nel 1469, e divenuta, poi, base di partenza per successive copie manoscritte e a stampa.
Tale biografia costituisce un’importante novità nella storia della fortuna di Lucano, poiché è l’unica uita Lucani d’epoca umanistica ad aver avuto un discreto apprezzamento ed una buona diffusione (a differenza delle annotazioni pomponiane rimaste inedite), tanto da essere spesso affiancata e quindi equiparata per importanza, a quelle antiche.
Essa, dunque, testimonia la stima e il successo di cui godeva Pomponio Leto, anche al di fuori dell’Vrbs e attesta l’importanza e l’attenzione rivolta, durante l’Umanesimo, alla figura e all’opera di Lucano.
Realizzare, pertanto, un’edizione critica delle annotazioni di Pomponio Leto a Lucano e della biografia lucanea da lui scritta contribuisce ad una più completa ricostruzione della cosiddetta “scoliastica lucanea”, consentendo di approfondire le modalità di circolazione e di analisi dei classici durante l’Umanesimo. [a cura dell'autore]