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dc.contributor.authorDi Capua, Francesco di Paola
dc.date.accessioned2016-01-26T09:55:40Z
dc.date.available2016-01-26T09:55:40Z
dc.date.issued2010-05-25
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/10556/2031
dc.description2008 - 2009it_IT
dc.description.abstractIl dott. Francesco di Paola Di Capua, al termine delle attività di formazione e di ricerca, servendosi dell’edizione critica di Klotz A., “Publi Papini Stati Thebais, Leipzig 1908 (riveduta e corretta da Th. C. Klinnert nel 1973), ma tenendo conto anche dell’edizione curata da Hill D.E. “Publi Papini Stati Thebaidos Libri XII”, Leiden 1983, ha approntato un saggio di commento relativo ai primi 207 versi del libro VIII della Tebaide di Stazio. L’analisi di tali versi riguarda la catabasi di Anfiarao. Il lavoro di ricerca è stato così articolato: introduzione, traduzione del testo latino, commento. La traduzione, condotta sul testo criticamente rivisitato, tenta da un lato di rendere in italiano la pregnanza delle scelte linguistiche dell’autore, dall’altro di svolgere, in forma lineare e agevole, le strutture sintattiche cercando di far rivivere, per quanto possibile, lo stile poetico staziano. Nell’introduzione, a brevi cenni alla vita e alle opere dell’autore, e ad una concisa messa a punto della tradizione manoscritta del testo staziano, segue, dapprima, un’analisi generale dell’opera e, successivamente, un’analisi più particolareggiata della porzione di testo presa in esame. All'interno dell’introduzione, particolare attenzione è stata rivolta al piano linguisticostilistico e a quello letterario del testo, mentre osservazioni di carattere filologico e storico sono state quasi interamente riservate alle note di commento. L’attenzione del dott. Di Capua è stata poi rivolta al particolare uso dei modelli e/o ai rapporti con essi di imitatio ed aemulatio. Gli elementi di carattere filosofico all’interno del testo sono molto labili, sebbene si propenda per ritenere questi fugaci accenni come retaggio di una tradizione letteraria e non come spie di ideologie e/o dottrine filosofiche. Oltre a soffermarsi sul personaggio di Anfiarao l’analisi ha evidenziato l’importanza del dio Plutone; il dio appare personaggio di forte spessore psicologico, poiché, sebbene venga raffigurato quale emblema ed incarnazione del male, è portavoce di un animo lacerato nel quale albergano sentimenti contrastanti. Emerge altresì il suo ruolo quale alter ego di Giove nell’assecondare il volere e l’ineluttabilità del Fatum. Si è messa, infine, in particolare evidenza l’invocazione di Tisifone da parte del dio dell’Ade, che appare simmetrica rispetto a quella formulata da Edipo nel libro I; pertanto si è rimarcato come l’attuazione del nefas avvenga attraverso un consenso di rapporti fra umano e divino (Edipo e Giove/Plutone), fra mondo terreno, celeste e sotterraneo. Il libro VIII si pone pertanto come libro centrale nell’impianto del poema, in quanto portatore di una nuova esplosione del furor (dopo quella del libro I) nel prosieguo della narrazione. [a cura dell'autore]it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.publisherUniversita degli studi di Salernoit_IT
dc.subjectCommentoit_IT
dc.titleLa catabasi di Anfiarao: Saggio di commento a stat. Theb. Viii 1-217it_IT
dc.typeDoctoral Thesisit_IT
dc.subject.miurL-FIL-LET/04 LINGUA E LETTERATURA LATINAit_IT
dc.contributor.coordinatoreEsposito, Paoloit_IT
dc.description.cicloVIII n.s.it_IT
dc.contributor.tutorEsposito, Paoloit_IT
dc.contributor.cotutorAriemma, Enricoit_IT
dc.identifier.DipartimentoScienze Antichitàit_IT
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