Il positivismo e il modernismo nella dialettica sociale del primo '900. La funzione de "Il Fenomeno Umano" in Pierre Teilhard De Chardin
Abstract
Il punto di partenza del lavoro, oggetto della prima area tematica analizzata ha
riguardato lo studio e lo sviluppo, nel più generale quadro storico europeo di metà
Ottocento, della cultura e del sapere scientifico. In particolare, si è analizzato il
rapporto tra la storia istituzionale e la storia della scienza. Si è cercato di ricostruire il
grande dibattito scientifico e, sotto molti aspetti, filosofico che, passando attraverso i
secoli centrali dell’età moderna, ha portato all’opera di Charles Darwin, L’origine
delle specie del 1859. Ciò ha consentito di rileggere il ruolo e la funzione svolta dalla
scienza sul piano della formazione di una rinnovata “coscienza europea” modellatasi
tra vecchia e nuova età moderna.
Le domande, a cui si è cercato di dare qualche risposta in questo lavoro sono le
seguenti: quali i ruoli e i fini della scienza in età moderna? Le soluzioni scientifiche
offerte dai filosofi vissuti nella seconda età moderna, a quali sollecitazioni hanno
risposto? Quale rapporto si è generato sul piano morale e istituzionale tra la scienza e
le istituzioni laiche ed ecclesiastiche tra i secoli XVII-XIX?
Sappiamo sul come fino ai secoli centrali dell’età moderna il pensiero cristiano aveva
certo contemplato l’eternità, ma ad essa aveva attribuito un carattere immutabile, il
cui tempo terreno era inteso come un breve dramma legato al peccato e alla
redenzione e il mondo naturale come lo sfondo entro cui si svolgeva questo dramma.
La risposta dei filosofi a questa angosciante condizione umana tendeva ad elaborare,
ancora in pieno Settecento, una risposta scientifica utile a mitigare lo stato
peccaminoso della natura umana. Contaminato dal peccato originale, quindi essere
mortale e sofferente, l’uomo necessitava di cure mediche, di attenzione al corpo. Ma
quale corpo, esattamente? Indubbiamente, l’attenzione era concentrata sulla miseria
del corpo umano generalmente parlando, ma l’oggetto specifico della medicina si
riversava sui corpi nobili della società, sui ceti feudali, che andavano salvaguardati e
protetti, ciò soprattutto in relazione al concetto tutto moderno di “società cetuale”,
ossia di carattere feudale, quindi come istituzione politica da salvaguardare. In
definitiva, per buona parte dell’età moderna restava molto marginale, nell’alveo della
pratica medico scientifico, l’attenzione ai ceti sociali collocati in fondo alla scala
dell’ordine sociale: la plebe. Tra Settecento e primo Ottocento su assiste,
progressivamente, allo sviluppo di una cultura di carattere illuminista e legata al
sorgere e all’affermarsi di nuovi processi politici, in cui un posto sempre più
1
preminente assume il ceto borghese, gruppo sociale espressione di interessi che
appaiono convergenti verso l’affermazione, tra altri elementi, di una rinnovata
centralità e di una nuova funzione del “cittadino” nell’ambito dell’organizzazione
politica. Si afferma, in seguito alla Rivoluzione francese, un nuovo rapporto tra una
coscienza sociale (Marx parla di coscienza di classe) e lo Stato, sotto la cui egida si
muove anche la scienza e non solo quella medica.
Sarà poi il liberismo, da intendersi come categoria politica ed economica al
contempo, ad affermare la filosofia positivistica, al cui interno troviamo il più
compiuto sviluppo dell’evoluzionismo, il cui assunto scientifico contribuirà,
successivamente e a suo modo, a cambiare il corso storico della scienza. Non più
confinata, come nel XVIII, alle sole aule accademiche, ma investita di una nuova
funzione, la scienza diviene, in qualche misura, servizio sociale, ossia utilità prodotta
dall’organizzazione statale e finalizzata a migliorare tutte, o quasi tutte, le carenze
presentate dall’uomo nel suo essere soggettivo e nel suo esistere sociale. [a cura dell'autore]