Le vittime di mutilazioni genitali femminili tra riconoscimento dello status di rifugiato e (discutibile) giurisprudenza europea sui rimpatri
Abstract
Female genital mutilation constitutes a serious violation of individual rights
due to the persisting physical and psychological consequences that it entails. In the
last few decades, the phenomenon has come to prominence in relation to the issue of
granting international protection to its victims. The paper will highlight the legal
elements that make it possible for female genital mutilation to be included among the
reasons for granting refugee status, basing this exam on the main international legal
acts and some recent national rulings in this field. This framework will be compared
with European and national jurisprudence concerning any existing limits on the
expulsion of women who have suffered (or are at risk of being subjected to) female
genital mutilation, in order to highlight the positive elements but also the critical ones
and to underline possible evolutions. La pratica delle mutilazioni genitali femminili costituisce una grave
violazione dei diritti individuali a causa delle perduranti conseguenze fisiche e
psicologiche che comportano. Ciò ha fatto sì che il fenomeno venisse in rilievo anche
in relazione alla questione dell’attribuzione della protezione internazionale. Nel
presente contributo, si tenderà a evidenziare quali siano gli elementi che permettono di inquadrare le mutilazioni genitali tra le ipotesi per cui è possibile accordare lo
status di rifugiato, conducendo tale disamina anche alla luce dei principali atti
internazionali e della giurisprudenza nazionale in materia. Se ne ricaverà un quadro
normativo che verrà confrontato con la più significativa giurisprudenza interna ed
europea in materia di espulsione di donne oggetto (o che rischiano di essere oggetto)
di mutilazioni genitali al fine di metterne in evidenza gli elementi positivi ma anche
quelli critici e di sottolineare possibili evoluzioni.