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dc.date.accessioned2025-07-10T07:07:59Z
dc.date.available2025-07-10T07:07:59Z
dc.descriptionG. Vaglio, “AIPH 54 – L’esperienza delle pietre d’inciampo in Italia: comunicare la storia e la memoria della deportazione attraverso un progetto di arte contemporanea”; “Un memoriale diffuso” (A. Zevi); “Le pietre d’inciampo di Prato dedicate ai deportati politici” (C. Brunelli); “La memoria diffusa delle Pietre d’Inciampo. Il caso di Venezia” (M. Borghi); “Invito a Inciampare. Il progetto per la posa delle Pietre d’inciampo a Reggio Emilia” (A. Fontanesi) in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 268-274it_IT
dc.description.abstractLe pietre d’inciampo (Stolpersteine) di Gunter Demnig sono ormai largamente diffuse anche in Italia. Ci è sembrato perciò opportuno dedicare a questo progetto una discussione che desse conto della ricchezza e delle potenzialità che esso può offrire, a fronte della sua apparente semplicità. Oggetto della discussione saranno quindi le declinazioni che il progetto di Demnig ha avuto in Italia e le sue potenzialità come strumento di comunicazione della storia. Chi opera nel campo della comunicazione e della divulgazione della storia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze sa bene quanto sia necessario oggi fare i conti con la sempre maggiore distanza - non solo temporale - che da quella storia separa le generazioni che non ne hanno più consapevolezza né memoria, neppure indiretta. La scomparsa dei testimoni ci pone in un terreno di passaggio particolarmente delicato, tra la memoria e la storia. Mai come in questo periodo abbiamo assistito alla diffusione di posizioni negazioniste, ai tentativi di banalizzare e normalizzare il fascismo, al ritorno prepotente di xenofobie e razzismi, a discorsi pubblici nei quali il vocabolario dell’intolleranza e dell’esclusione è sempre più “normalmente” presente. Di fronte a segni di oblio e di insofferenza, non giovano forme di commemorazione meramente ripetitive: una certa liturgia celebrativa e retorica, che anche la stessa istituzione del Giorno della Memoria talvolta induce, propone linguaggi e forme di comunicazione che si rivelano spesso largamente inefficaci. Di qui l’impegno che occorre mettere nel cercare modi diversi e nuovi per affrontare e trattare con efficacia quei temi. Le Pietre d’inciampo possono giocare un ruolo importante nella creazione di una cultura della memoria concreta e attiva, aiutando a diffondere la consapevolezza storica, nelle giovani generazioni in particolare. Il progetto di Demnig è parso straordinariamente coerente con le premesse che hanno condotto Torino a dotarsi, nel 2003, di un Museo dedicato alla storia e alla memoria della Resistenza e della Deportazione. Le pietre disseminate in città, supportate da un progetto organizzato e di lungo termine, potevano infatti divenire elemento costitutivo di un Museo diffuso, un percorso che si estende nella città stessa, a rafforzare i percorsi che il Museo già proponeva nei luoghi di memoria cittadini. Il coinvolgimento diretto dei cittadini e il programma educativo rivolto alle scuole sono i due punti cardine sui quali si è lavorato a Torino, nell’ottica di un coinvolgimento attivo dei cittadini, degli insegnanti e degli studenti in un processo consapevole di ricostruzione storica. A una analisi generale del progetto di Demnig e al suo avvio a Roma, a cura di Adachiara Zevi, si accosterà l’esame di alcuni casi legati a differenti città italiane che hanno aderito al progetto: Prato, Reggio Emilia, Torino e Venezia. La nascita della rete nazionale Paesaggi della Memoria - di cui il Museo torinese è partner - ci ha portati naturalmente a coinvolgere alcuni dei responsabili del progetto in differenti realtà nazionali, per far emergere le peculiarità che il progetto assume in contesti e storie cittadine differenti, per indagarne le sfaccettature e le potenzialità: partendo dal livello più intimo e familiare dell’operazione, al suo divenire occasione per ricostruire memorie private capace di fornire elementi di conoscenza e nuovi documenti alla ricostruzione storiografica, fino alle opportunità che offre per coinvolgere in modo attivo le scuole.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.rightsCC BY-ND 4.0it_IT
dc.relation.ispartofjournalMetti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History. Pisa, 11-15 giugno 2018it_IT
dc.identifier.citationGuido Vaglio, “AIPH 54 – L’esperienza delle pietre d’inciampo in Italia: comunicare la storia e la memoria della deportazione attraverso un progetto di arte contemporanea” in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 268-274it_IT
dc.titleAIPH 54 – L’esperienza delle pietre d’inciampo in Italia: comunicare la storia e la memoria della deportazione attraverso un progetto di arte contemporaneait_IT
dc.sourceUniSa. Sistema Bibliotecario di Ateneoit_IT
dc.contributor.authorVaglio, Guido
dc.contributor.authorZevi, Adachiara
dc.contributor.authorBrunelli, Camilla
dc.contributor.authorBorghi, Marco
dc.contributor.authorFontanesi, Alessandra
dc.date.issued2019
dc.identifier.urihttps://aiph.hypotheses.org/7389it_IT
dc.identifier.urihttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/8516
dc.publisherAIPH - Associazione Italiana di Public Historyit_IT
dc.typeOtherit_IT
dc.format.extentP. 268-274it_IT
dc.identifier.isbn978889441081it_IT
dc.subjectStoria e Memoriait_IT
dc.subjectMonumenti e luoghi di memoriait_IT
dc.subjectStoria dell'ambiente e del paesaggioit_IT
dc.subjectScuole, insegnanti e Public Historyit_IT
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