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AIPH 33 – La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione
dc.date.accessioned | 2025-07-10T09:35:44Z | |
dc.date.available | 2025-07-10T09:35:44Z | |
dc.description | F. Mantovani, “AIPH 33 – La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione”; “È possibile raccontare Roma e il Medioevo attraverso i meme? Potenzialità e problematiche” (G. Sorrentino); “Battlefields of meme - la storia militare tra meme e rap battle” (M. Di Legge); “Meme Frego? La semplificazione, non sempre ironica, dei grandi totalitarismi del Novecento” (I. Pizzirusso); “La Prima Repubblica non si scorda mai. Dal socialismo gaudente allo scandalo di Tangentopoli attraverso i meme” (I. Meloni) in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 167-172 | it_IT |
dc.description.abstract | All’interno del vasto panorama dei cosiddetti fenomeni di Internet con i quali la Public History può e dovrebbe confrontarsi, i meme occupano un posto di primo rilievo, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Tuttavia, se escludono le recenti ricerche di Gabriella Coleman, Linda K. Börzsei, Angela Nagle e Alessandro Lolli, né la loro fenomenologia né il loro sviluppo sembra aver incontrato particolare interesse da parte dei cultural studies. A differenza degli altri contenuti virali diffusi sul web, i meme non mirano semplicemente a riprodursi, cioè a “infettare” gli utenti che li ripropongono senza modificarli, quanto a reinventarsi grazie all’attività degli utenti stessi, produttori e consumatori al tempo stesso (prosumer). Si tratta in realtà di un prodotto culturale complesso, generato dall’unione fra più unità semantiche, tipicamente una o più immagini accompagnate da didascalia: il processo di decodifica di tali stratificazioni ironiche o meta-ironiche è – nella maggioranza dei casi – il motivo della risata (A. Lolli, 2017). A partire quindi dalle cosiddette “cornici memetiche”, cioè la parte fissa dei meme, si sono sviluppate nel corso degli anni varie serie, o “famiglie”, memetiche: dagli Advice Animals fino alle Rage Comics, passando per le Immagini Macro. Una volta approdate sui social network come Facebook, molte di queste serie sono state riprese in numerose pagine o gruppi, abbracciando così una vasta serie di tematiche, tra cui anche la storia: come negli altri casi, l’accostamento di immagini o scritte appartenenti alla cultura “pop” a contenuti storici provoca nella maggior parte dei casi la risata. Alcuni di questi riescono addirittura a riassumere – seppur in maniera semplificata – questioni storiche anche molto complesse: non è quindi escluso che i meme possano fornire strumenti utili per parlare di storia con un pubblico che ha dimestichezza coi linguaggi del web. Non mancano tuttavia alcune problematiche di particolare interesse per la Public History. Da un lato la scomparsa (o il difficile reperimento) della figura dell’autore: i meme sono opere open source in costante mutamento, frutto della creatività collettiva. Pertanto, chi sono i memer (i rielaboratori di meme) di gruppi Facebook come History Meme, Apostrofare Catilina o Prima Repubblica – Operazione Nostalgia? In secondo luogo, come mostrano le vicende delle cosiddette Great Meme Wars del 2014 e del 2016, alcuni forum sui quali sono nati i meme (4chan in primis) si sono dimostrati vere e proprie «palestre politiche» (A. Lolli, 2017) per una generazione di utenti: l’anonimato radicale tipico di tali piattaforme e l’utilizzo di meme in reazione al presunto buonismo mainstream dei media ufficiali ha fatto sì che l’Alt-right anglosassone trovasse proprio nei meme un utile strumento di battaglia culturale e politica. Gli interventi dei relatori saranno quindi volti a mettere in luce i possibili rischi e i punti di forza che i meme hanno per una narrazione digitale – e non solo – della storia. | it_IT |
dc.language.iso | it | it_IT |
dc.rights | CC BY-ND 4.0 | it_IT |
dc.relation.ispartofjournal | Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History. Pisa, 11-15 giugno 2018 | it_IT |
dc.identifier.citation | Francesco Mantovani, “AIPH 33 – La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione” in Metti la storia al lavoro! Seconda conferenza italiana di Public History, Pisa, 11-15 giugno 2018, AIPH Associazione Italiana di Public History, 2019, pp. 167-172 | it_IT |
dc.title | AIPH 33 – La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione | it_IT |
dc.source | UniSa. Sistema Bibliotecario di Ateneo | it_IT |
dc.contributor.author | Mantovani, Francesco | |
dc.contributor.author | Sorrentino, Gabriele | |
dc.contributor.author | Di Legge, Matteo | |
dc.contributor.author | Pizzirusso, Igor | |
dc.contributor.author | Meloni, Iara | |
dc.date.issued | 2019 | |
dc.identifier.uri | https://aiph.hypotheses.org/7389 | it_IT |
dc.identifier.uri | http://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/8541 | |
dc.publisher | AIPH - Associazione Italiana di Public History | it_IT |
dc.type | Other | it_IT |
dc.format.extent | P. 167-172 | it_IT |
dc.identifier.isbn | 978889441081 | it_IT |
dc.subject | Narrazioni | it_IT |
dc.subject | Web | it_IT |
dc.subject | Digital Media | it_IT |