La fortuna italiana di “A porte chiuse”, da Luchino Visconti al Collettivo BEstand
Abstract
In No Exit, Jean-Paul Sartre brings to life the existentialist hell within whose hermetic walls the
eternal damnation burns in the inescapable gaze
of the other. Starting from the very first Parisian
debut, some significant Italian stagings are going
to be analyzed: from Visconti's direction to Squarzina's television remediation, through the spatial
rewriting by Teatro del Lemming, up to the dystopic digital declinations by the BEstand Collective. In “A porte chiuse”, Jean-Paul Sartre dà vita all’inferno esistenzialista tra le cui ermetiche pareti la dannazione eterna brucia nell’irrinunciabile sguardo dell’altro. Partendo dal primissimo debutto parigino, verranno analizzate alcune significative messinscene del panorama italiano: dalla regia di Visconti alla rimediazione televisiva di Squarzina, passando per la riscrittura spaziale del Teatro del Lemming, fino ad arrivare alle distopiche declinazioni digitali del Collettivo BEstand.