AIPH 38 – Community Archives, carte invisibili ed esperienze di Public History
Data
2019Autore
Vitali, Stefano
De Giovanni, Sara
Ortolano, Francesca
Petricola, Elena
Magistro, Cristoforo
Ottaviano, Chiara
Metadata
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Le memorie di comunità impegnate in percorsi di emancipazione per emergere dal
silenzio e per rivendicare un ruolo di pieno diritto nella società, a partire spesso dalla storia
personale di quanti ne fanno parte, in alcuni contesti si traducono in fonti raccolte in
community archives, ovvero archivi nati “dal basso”, frutto dell’intreccio di soggettività e
intenzionalità.
Se la spontaneità che caratterizza questi archivi implica anche rischi, facili da intuire,
rispetto alla stabilità della conservazione, quale ruolo essi assumono nella comunità di cui
sono espressione? In altre parole, i centri di documentazione e gli archivi diventano parte
attiva nella crescita della comunità o segnano piuttosto la cesura tra “accademici” e
attivisti? In quale modo questi archivi sono usati per indagare il passato e comunicare i
risultati dell’indagine all’interno e/o all’esterno delle comunità? Su questi temi riflettono
Archivio delle donne del Piemonte, il Centro di Documentazione Cassero LGBT Center
Bologna, Maurice GLBTQ Torino.
La presenza o meno di comunità impegnate nell’acquisizione di visibilità, oltre che di
diritti, ha delle ricadute significative anche rispetto al mondo degli archivi “istituzionali”.
Infatti, pur essendo in molti casi presente documentazione rilevante per ricostruire storie di
minoranze represse o emarginate, quelle carte sono come “invisibili”, mai emerse, perché
mai ricercate né tanto meno studiate. Quest’ultimo tema è affrontato nella quarta relazione a partire da casi concreti, con un
riferimento più specifico alla storia dei popoli Rom e Sinti e alla documentazione relativa
al confino delle persone omosessuali durante il fascismo, con connesse esperienze di
valorizzazione attraverso pratiche di Public History.