AIPH 7 – Il "parco memoriale" dell'isola di Rab, in Croazia. Memorie negate, conflittuali e sovrapposte
Date
2019Author
Jevnikar, Ivo
Capogreco, Carlo Spartaco
Jezernik, Božidar
Medved, Marko
Metadata
Show full item recordAbstract
Una petizione promossa nel 2017 da molti "studiosi di storia e figure professionali
impiegate nella conservazione attiva della memoria della Seconda guerra mondiale", ha
richiamato l'attenzione dei media sulle vicende del campo fascista dell'isola di Arbe (oggi
Rab, in Croazia), alla quale è intitolata da tempo una strada di Torino, chiedendo al sindaco
della città piemontese di volerne modificare il nome: da via Arbe a via Vittime del campo
di concentramento di Arbe.
Sebbene non sia la prima volta in Italia che viene sollevato l'argomento Arbe (il campo
italiano col più alto indice di mortalità tra gli internati slavi), non c'è dubbio che esso sia
rimasto sconosciuto ai più. E che l'intera tematica dei campi fascisti stenti ad entrare nelle
conoscenze e nelle coscienze degli italiani. In molti casi, quella memoria non è emersa
pubblicamente, o lo ha fatto con molti ritardi e inesattezze, anche per l'assenza di "soggetti
organizzati" disposti a farsene carico.
Nel caso specifico di Arbe, se in Slovenia e Croazia la storiografia ha prodotto molto, in
Italia è emersa nel dopoguerra una sorta di "memoria a metà": quella relativa agli internati
ebrei, che vi furono trattati come rifugiati da proteggere; mentre la memoria degli altri
reclusi (sloveni e croati, per i quali quell'internamento equivalse ad un inferno) è rimasta
distante dall'interesse della storiografia e dal discorso pubblico.
Ed è stato ignorato anche il sito geografico del campo, dove non vi è alcun segno
toponomastico-monumentale riconducibile all'Italia ufficiale (l'unica lapide di parte italiana
è stata posta, nel 1998, da un'istituzione culturale non governativa).