Bonum divinius et formalius. Estensione metafisica del bene in Teodorico di Freiberg
Abstract
Tra i numerosi ambiti di ricerca che hanno attirato l’attenzione degli studiosi sul pensiero del
domenicano Teodorico di Freiberg non figura l’agatologia. I cenni disponibili in letteratura sul
tema richiamano l’attenzione sulla marginalità della ratio boni nei suoi scritti, individuandone
la ragione nella sua insignificanza metafisica. Questa tesi appare, tuttavia, di difficile
collocazione nel contesto della ricezione aristotelica e incompatibile con alcuni dei motivi
fondamentali del pensiero del domenicano, come la convertibilità dei trascendentali, lo schema
neoplatonico exitus-reditus e il dinamismo produttivo e teleologicamente ordinato di tutto il
reale. Il lavoro di tesi si propone di riesaminare i testi del domenicano per verificare la presenza
di una concezione ‘metafisica’ del ‘bene’ nell’opera di Teodorico, eventualmente delimitata,
nel suo campo di applicazione, rispetto a forme ontologicamente ‘inferiori’ di ‘bene’. Questa
circostanza potrebbe infatti rendere ragione del ‘declassamento’ di bonum del De origine rerum
praedicamentalium senza disconoscere il significato metafisico del bene tout court. L’ipotesi
di un impiego ‘metafisico’ della nozione di ‘bonum’ implica un lavoro preliminare sulla
posizione di Teodorico relativa all’oggetto della metafisica, cui è dedicato il primo dei tre
capitoli della trattazione. Lo studio prosegue con un’indagine sui caratteri del ‘bene’ (perfectiofinis-operatio) nelle sostanze immobili, le quali godono, secondo Teodorico, dello statuto della
compiutezza e di conseguente dignità metafisica: un eventuale utilizzo ‘metafisico’ della
nozione di bene passa necessariamente per l’applicazione al dominio ontologicamente e
assiologicamente superiore del reale. Nel terzo capitolo si tenta infine di evidenziare
un’analoga rielaborazione metafisiche delle categorie agatologiche anche per l’universo
sublunare: l’invito alla riconduzione metafisica degli enti al Principio sotto il profilo
cosmologico, sulla base delle indicazioni del Fragmentum de subiecto theologiae, ravviva
infatti la possibilità di ‘estendere’ il bene metafisico anche ai livelli del reale caratterizzati dalla
maggiore precarietà ontologica. [a cura dell'Autore] Theodoric of Freiberg’s Agathology has not attracted significant scholarly attention. The
references on the subject available in the literature draw attention to the marginality of the ratio
boni in the writings of the Dominican, identifying the reason for it in its metaphysical
insignificance. However, this thesis appears to be difficult to place in the context of Aristotelian
reception and incompatible with some of the fundamental motifs of the Dominican's thought,
such as the convertibility of transcendentals, the Neoplatonic scheme exitus-reditus and the
productive and teleologically ordered dynamism of reality. This thesis re-examines the texts of
the Dominican to verify the presence of a metaphysical conception of ‘the good’in Theodoric's
work, possibly delimited, in its field of application, with respect to ontologically ‘inferior’
forms of Goodness. This circumstance could in fact account for the ‘downgrading’of bonum in
De origine rerum praedicamentalium without disregarding a metaphysical meaning of the
good. The hypothesis of a ‘metaphysical’ use of the notion of bonum implies a preliminary
work on Theodoric's position on the object of metaphysics, to which the first of the three
chapters of the treatise is dedicated. The study continues with an inquiry into the meanings of
the ‘good’ (perfectio-finis-operatio) in immovable substances, which, according to Theodoric,
enjoy the status of ontological perfection and consequent metaphysical dignity: a possible
‘metaphysical’ use of the notion of good necessarily passes through the application to the
ontologically and axiologically superior domain of reality. Finally, the third chapter attempts
to highlight an analogous metaphysical reworking of the agathological categories also for the
sublunar universe: the invitation to the metaphysical reconduction of entities to the Principle
from a cosmological point of view enlivens the possibility of ‘extending’the metaphysical good
also to the levels of reality characterized by ontological precariousness. [edited by Author]