Panel 3 – Storia orale, lavoro e Public history: un terreno fertile
Date
2021Author
Bartolini, Stefano
Boschiero, Alfiero
Capovin, René
Zanisi, Sara
Metadata
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La storia orale si è intrecciata fin dalle origini con la storia del lavoro, divenendone una delle
metodologie d’indagine più proficue per l’età contemporanea e favorendo un’intersezione di
temi e pratiche con la storia sociale, la storia popolare e della gente comune, la storia delle organizzazioni produttive e sindacali. Al tempo stesso, il nesso tra Public history, storia orale e del
lavoro è da sempre stretto, scaturendo dalla valenza pubblica delle metodologie della storia orale – tese a facilitare una partecipazione da parte di un pubblico che si fa testimone agente della
propria storia – e dal campo di intervento della storia del lavoro, che muove dal presente per
guardare al passato del proprio oggetto di indagine con uno sguardo rivolto al futuro. Inoltre, la
Public history porta con sé un’istanza partecipativa e democratica, terreno sul quale incrocia i
temi e gli strumenti dell’Oral history e dove entra di nuovo in gioco la funzione sociale dello
storico. Gli storici impegnati nell’incrocio tra Public history, Oral history e Labour history non a
caso condividono il senso di impegno civile e di responsabilità per la valenza pubblica del loro
lavoro, tanto verso i propri testimoni co-autori quanto verso il rilievo politico-culturale delle attività che portano avanti.
La storia orale del lavoro e dei gruppi sociali subalterni è sempre stata un terreno fertile, e in
Italia esiste una grande tradizione, a partire da Il mondo dei vinti di Nuto Revelli, che ha prodotto una mole di opere sui contadini, gli operai, i movimenti sociali e il sindacato. Si spazia da
pubblicazioni e documentari di storia locale a prodotti microstorici più ambiziosi e ricchi di significato. È quasi impossibile dar conto di una produzione a stampa, a cui oggi si aggiungono
podcast, video e oggetti multimediali, che appare sconfinata.