AIPH 33 – La Storia al tempo dei meme. Una sfida per la Public History tra potenzialità divulgative e rischi di semplificazione
Date
2019Author
Mantovani, Francesco
Sorrentino, Gabriele
Di Legge, Matteo
Pizzirusso, Igor
Meloni, Iara
Metadata
Show full item recordAbstract
All’interno del vasto panorama dei cosiddetti fenomeni di Internet con i quali la Public
History può e dovrebbe confrontarsi, i meme occupano un posto di primo rilievo, sia da un
punto di vista qualitativo che quantitativo. Tuttavia, se escludono le recenti ricerche di
Gabriella Coleman, Linda K. Börzsei, Angela Nagle e Alessandro Lolli, né la loro
fenomenologia né il loro sviluppo sembra aver incontrato particolare interesse da parte dei
cultural studies. A differenza degli altri contenuti virali diffusi sul web, i meme non mirano
semplicemente a riprodursi, cioè a “infettare” gli utenti che li ripropongono senza
modificarli, quanto a reinventarsi grazie all’attività degli utenti stessi, produttori e
consumatori al tempo stesso (prosumer).
Si tratta in realtà di un prodotto culturale complesso, generato dall’unione fra più unità
semantiche, tipicamente una o più immagini accompagnate da didascalia: il processo di
decodifica di tali stratificazioni ironiche o meta-ironiche è – nella maggioranza dei casi – il
motivo della risata (A. Lolli, 2017).
A partire quindi dalle cosiddette “cornici memetiche”, cioè la parte fissa dei meme, si
sono sviluppate nel corso degli anni varie serie, o “famiglie”, memetiche: dagli Advice
Animals fino alle Rage Comics, passando per le Immagini Macro.
Una volta approdate sui social network come Facebook, molte di queste serie sono state
riprese in numerose pagine o gruppi, abbracciando così una vasta serie di tematiche, tra cui
anche la storia: come negli altri casi, l’accostamento di immagini o scritte appartenenti alla
cultura “pop” a contenuti storici provoca nella maggior parte dei casi la risata. Alcuni di
questi riescono addirittura a riassumere – seppur in maniera semplificata – questioni
storiche anche molto complesse: non è quindi escluso che i meme possano fornire strumenti utili per parlare di storia con un pubblico che ha dimestichezza coi linguaggi del
web.
Non mancano tuttavia alcune problematiche di particolare interesse per la Public
History. Da un lato la scomparsa (o il difficile reperimento) della figura dell’autore: i meme
sono opere open source in costante mutamento, frutto della creatività collettiva. Pertanto,
chi sono i memer (i rielaboratori di meme) di gruppi Facebook come History Meme,
Apostrofare Catilina o Prima Repubblica – Operazione Nostalgia?
In secondo luogo, come mostrano le vicende delle cosiddette Great Meme Wars del
2014 e del 2016, alcuni forum sui quali sono nati i meme (4chan in primis) si sono
dimostrati vere e proprie «palestre politiche» (A. Lolli, 2017) per una generazione di
utenti: l’anonimato radicale tipico di tali piattaforme e l’utilizzo di meme in reazione al
presunto buonismo mainstream dei media ufficiali ha fatto sì che l’Alt-right anglosassone
trovasse proprio nei meme un utile strumento di battaglia culturale e politica. Gli interventi
dei relatori saranno quindi volti a mettere in luce i possibili rischi e i punti di forza che i
meme hanno per una narrazione digitale – e non solo – della storia.