Dare voce alla crisi ambientale: il teatro di Caryl Churchill e la sfida ecocritica della rappresentazione
Abstract
L’articolo analizza il teatro di Caryl Churchill alla luce dell’ecocritica, proponendo una lettura dei testi The Skriker e Far Away come esempi significativi di teatro ecologico. Dopo un’introduzione teorica sull’ecocritica letteraria e le sue applicazioni alla
scena contemporanea, il contributo si concentra sull’indagine delle forme drammaturgiche e dei dispositivi scenici con cui Churchill dà voce alla crisi ambientale. Lungi dall’offrire soluzioni o messaggi consolatori, le opere analizzate mettono in scena
un’esperienza percettiva e cognitiva che interroga il nostro modo di abitare il mondo. Il teatro di Churchill diventa così un gesto di attenzione, un laboratorio di possibilità in grado di attivare nuove ecologie delle relazioni. In tempi segnati da collasso ambientale e dissoluzione etica, questo teatro non consola ma risveglia, invitando il pubblico a un ascolto radicale del vivente, anche là dove il linguaggio sembra cedere all’oscurità. This article examines the theatre of Caryl Churchill through the lens of ecocriticism, offering a reading of The Skriker and Far Away as significant examples of ecological drama. Following a theoretical introduction to literary ecocriticism and its relevance to contemporary theatre, the analysis focuses on the dramaturgical structures and scenic devices Churchill employs to give voice to the environmental crisis. Far from offering solutions or comforting messages, the plays stage a perceptual and cognitive experience
that challenges our way of inhabiting the world. Churchill’s theatre becomes an act of attention, a laboratory of possibilities capable of activating new ecologies of relationships. In an era marked by environmental collapse and ethical disintegration, this theatre does not console but awakens, inviting the audience to a radical listening to the living world—
even when language itself seems to dissolve into darkness.